giovedì 26 novembre 2009

Il mio nome è Kaufman, Charlie Hoffman

Synecdoche, New York
Arrivano certi film da cui non puoi scappare. Non puoi scrivere stupidaggini. Semplicemente, non puoi.
Synecdoche, NY è il film da regista di Charlie Kaufman. è lontano anni luce e al tempo stesso diretta continuazione delle invenzioni incredibili dei film da lui sceneggiati. Come in Essere John Malkovich i luoghi della mente diventano luoghi fisici, palazzi, stanze, ascensori, pianerottoli. Come in Eternal Sunshine le dimensioni sono relative e le cose immense sono minuscole, i quadri lillipuzziani, grandissimi. Le idee però sono sommerse. Una scelta stilistica chiara. Una testa che non può contenere tutto e ha bisogno di un altro me. e un altro e un altro ancora in un infinito gioco di scatole cinesi. infinito finché non si muore.
Fondamentalmente SNY è un film sulla morte della creatività, o meglio sulla creatività della morte. Pensare che ogni secondo moriamo e ogni secondo cambiamo. O, ancora meglio, è un film sulle idee, che quando sono troppe portano ad un affollamento psicotico, il bisogno di metterne nero su bianco, o bianco su nero, o nero su nero. La messa in scena teatrale infinita, perché le idee si accumulano a strati, come i livelli di una città infinita e sempre senza nome. Idee incredibili, il fiore tatuato che perde il petalo, la stanza in fiamme, gli attori che sono sempre loro stessi, anche quando recitano, e poi improvvisamente si sostituiscono al loro personaggio. E NY è la solo città che può contenere NY (lo capirete, oppure no).
Si può fare psicologia, o psichiatria, con i film? Sì, si può. Lo fa Lynch, lo ha fatto Polansky, lo fa ora Kaufman.
Il criterio stesso di cinema, di messa in scena, di regia, di recitazione viene spappolato. La perfezione e la comprensione non sono assolutamente a portata di mano. Non ci sono le invenzioni visive di un Gondry che da una parte stupiscono ma dall'altra accarezzano e rassicurano ("che genio!" "che idea") di Eternal Sunshine e neanche le "buffonerie" di Essere John M... questo è davvero, a suo modo, un film a briglie sciolte. E Kaufman sembra essere qualcuno che non ha presente neanche il concetto di briglia, di limite. Ha la visione. E proprio nel NON mostrare troppe invenzioni visive si trincera dietro le invenzioni contorte della psiche. Quindi per capirsi meno effetti, e più affetti. E quindi il film, per chi si aspetta lo stupore, potrebbe stupire al contrario, risultando a tratti noioso, ma non lo è mai. Ha e mette in mostra ogni sindrome possibile (non a caso nel film appare su un citofono il cognome Capgras), pulire pulire tutto, aggiustarsi i denti, pulire, stare male, pulire.
Un pittore qualunque usa tela, pennelli e colori. Bacon usa tela, pennelli e colori.
Immaginate di aprire una testa, una qualunque, e averne uno sguardo d'insieme, cosa vedreste?
Anche Synecdoche, New York.
se Wikipedia potesse essere d'aiuto:

La sinèddoche (dal greco συνεκδοχή, «ricevere insieme») è una figura retorica che consiste nell'uso in senso figurato di una parola al posto di un'altra, mediante l'ampliamento o la restrizione del senso. La sostituzione può essere:

  • la parte per il tutto ("albero" al posto di "nave");
  • di una qualità/caratteristica per il tutto ("il ferro" al posto della "spada")
  • del singolare per il plurale e viceversa ("l'Italiano (come persona) all'estero" per "gli Italiani all'estero");
  • del genere per la specie e viceversa ("il mortale" per "l'uomo").

Le arti del Cinema.
la bellissima locandina orientale.

2 commenti:

  1. Visto stasera, con la casa silenziosa e i muscoli a pezzi.
    Mi ha messo addosso una tristezza e mille idee (se sono scatole, quando le riaprirò non ci troverò più quello che ci ho messo dentro e sarò triste di non ricordarmi cos'era). Ma soprattutto ha messo in scena tutta una serie di paure (mie? di tutti): abbandono, perdere il controllo, sono così patetico?, non arrivarci mai (a farsi capire, a quello che vuoi dire veramente).
    Bellissimo, ma dubito di voler mai rivederlo.

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  2. si. ti apre proprio pezzi di cervello che non sapevi di avere... oppure ti fa capire che certe persone (sceneggiatori illuminati, artisti in genere) hanno pezzi di cervello in più:)
    in effetti bisogna impegnarsi per rivederlo, ma sono sicuro che è uno di quei film dove ogni volta che lo ricominci noti cose nuove...
    in definitiva, bellissimo (sogno una mostra con i quadri minuscoli...)

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