venerdì 1 febbraio 2013

Planet of the Abe

Lincoln
Trama: United Spilbi of America

Affrontare una recensione del genere senza cadere nel pleonastico è difficile. Soprattutto senza sapere cosa diavolo voglia dire pleonastico. Dai, vor di' "inutile".
Inutile perché è già stato detto molto del film e niente di quello che ho letto mi ha dato soddisfazione. Infatti più giro e rigiro la mia idea del film che ho visto - e vi assicuro che l'ho visto, solo che mi ci sono volute due "sedute" che alla prima dopo 20 minuti dormivo - più non riesco a trovare una posizione assoluta, e assolutista come piace a me.
Da una parte c'è l'indubbia capacità tutta spilbirghiana di fare un film pure da, chessò, "tizio sta fermo", ma dall'altra c'è anche il totale disinteresse che molte delle scene suscitano nello spettatore (anche quello non "medio" o solito idiota). Sarà anche che della costituzione americana ce ne frega veramente poco, ed essere entusiasti di un intero film incentrato sulla compravendita di firme per un passo che sì è fondamentale per la storia americana (l'abolizione dellaa schiavitù) ma che a noi ha toccato ben poco (e qui secchiate di pece e piume su Ciebbì, lo so) suona un po' come un'unghia sulla lavagna di scuola; visto che gli ameriggani, poi, sono solo "chiacchiere e distintivo", si riempiono tanto la bocca della parola "libertà" e poi almeno il 79% statistiche alla mano sparerebbe a vista al primo stronzo che passa solo perché gli ha pestato i fiorellini sul praticello della casetta a schiera, se poi lo stronzo è di colore, finisce che l'altro 21% gli batte pure le mani.
Vedi, divento banale.
Non sto dicendo che il film sia banale, ma dico anche che questa voglia di esplorare con andamento oscuro e pesante una pagina di Storia (molto americana) con un biopic lento lento, quasi interamente girato in interni, interni sempre appesantiti da un'oscurità che manco "il buio avanza", e un senso di chiuso e di oppressione sia, per certi versi, una scelta non così originale.
Il fatto è che a me Spilbi mi piace proprio perché mi fa il film Americano per antonomasia. 
Sostanzialmente è come se le scelte in controtendenza (cioè non propriamente "spilbirghiane") siano proprio quelle che non ti fanno piacere il film. Tipo quando Polanski fece il Pianista, era molto diverso, come passo, da Schindler, era molto più europeo, come se alla fine, al di qua dell'Oceano quella pagina di storia vissuta fosse molto più densa, per certi versi "comprensibile". Forse non riesco a spiegarmi, ma se da una parte sono sicuro che un americano vive e vede Lincoln come un grande eroe nazionale, dall'altra... io sono europeo.
Esempio lampante: Spilbi si presenta allo spettatore di Lincoln con una scena di battaglia, niente a che vedere con i venti minuti senza respiro del Soldato Ryan, qui l'inquadratura è  quasi un quadro in movimento, un gigantesco diorama di guerra, tipo quei dipinti con mille personaggi. Bellissimo fermo immagine, poi fine. Poi buio. Per le successive tre ore stanze buie, camere buie, animi bui (fatta esclusione per quelli di quelli di colore, quelli tutti intonsi... E quando parleremo del Samuel L. Jackon di Django riprenderemo il discorso).
Insomma bianchi e neri. Sempre. Sfumature poche. E non dico che non sia una scelta dichiarata (Spilbi lo dichiara sin dalla locandina, con un profilo che pare una foto alla statua memoriale che sta a Washington). Però non è la scelta giusta. 
Lincoln per me è un Broccolo. Un Broccolo che pesa, soprattutto per me che ho fatto di Spilbi una religione e il mio amore per lui non sCreekiola mai, manco fossi Dawson. Pesa perché non è che non abbia apprezzato la maestosa (nel senso di altezza) interpretazione di Daniel Day Lewis (al di sotto del Petroliere, comunque), veramente fatta di sottigliezze difficili da dipanare, presenza scenica che si mangerebbe un battaglione (ma non quanto quella di Joaquin, comunque), e non è che poi non abbia visto la contrapposizione lampante del suo corpo morto, quasi un Cristo avvolto nella sindone, nella scena finale. 
Non che non abbia apprezzato tutto il gran lavoro di tutti gli attori del film, e ce ne sono tanti (alcuni mitici per altri motivi tipo lui, o lui, o lui). Non che non abbia capito quanto Spilbi abbia lavorato nel rendere una "mossa" politica non solo una roba da scribacchini e politici, ma una guerra interiore e interiorizzata da Lincoln (emblematica la scena del litigio con la moglie, un litigio perennemente lasciato in sospeso perché l'America è la vera sposa del Presidente). 
Tutte queste cose le ho viste, ma alle volte una scrittura "americana" può aiutare. Schindler's List è una Bibbia di scrittura cinematografica americana E un Capolavoro.
Poi certo, dopo 40 anni di carriera tutti vogliono (e devono) realizzare progetti che siano capaci di rinnovare la passione per il proprio lavoro, indubbio, ma Lincoln è un film che non riesce a essere davvero di rottura (per la carriera di Spilbi) e diventa troppe volte una rottura (per lo spettatore). Mi dispiace moltissimo scrivere queste cose.
Mi dispiace perché Lincoln rimane un film dal peso specifico non indifferente, ma che risulta schiacciato (proprio come Abe nelle stanze dai soffitti troppo bassi, e ricordiamocelo Welles, ricordiamocelo) dal suo andamento troppo immobile, nonostante questo andamento sia palesemente voluto.
Piccola parentesi sul doppiaggio (anche qui ne riparliamo tra qualche Djorno): ma, Favino? Ma che cazzo ti eri mangiato quando doppiavi Abe? Un pupazzo squittante per cani?
Comunque ho adorato letteralmente Tommy Lee Jones (anche se ancora non gli perdono di aver rubato l'Oscar a Ralph Fiennes proprio per Schindler, «Non ti perdono»), e consegno a lui l'oscar come miglior attore non protagonista tra quelli candidati. Se lo contendono Waltz per Django (no bravo è bravo percaritàddidio, ma è Landa, buono...); Roberto De Niro redivivo per Silver Lining Playbook (quasi quasi); Alan Alkin vaffanculo per Argo (no); Philip Seymour Hoffman per The Master (è stato meglio...). Quindi il mio cavallo è Tommy buttero Lee Jones.
Abe comunque rimane un bel personaggino, capace di ispirare gli artisti, pure quelli che vengono Dalì
o i pop-surrealisti (anche se quello qui sotto pare un ritratto della statua che appare alla fine di Planet of Apes... e con questa frase ho annullato in un colpo tutti gli sforzi del presidente spilungone)
Strano comunque che ad Obama ancora non gli hanno sparato. Ad Abe invece sì, e solo oggi si è scoperta l'atroce verità nascosta negli archivi dell'MI5
Vabbè, ad ogni modo sempre meglio di Lincoln cacciatore di vampiri, o di loro Magic Abes.
They left this out of the Lincoln movie

8 commenti:

  1. Vabbè ma il broccolo no però, dai... :(
    E' un film che indubbiamente non rivedrò MAI ma non mi ha annoiato, non mi ha stracciato particolarmente l'anima (manco ho pianto alla fine, e io piango SEMPRE quando ci sono i buoni sentimenti) ma mi ha "toccato" in più di una scena, non darei l'oscar a DDL ma forse a Sally Field sì (e anche a Tommy Lee, forse è pure il mio cavallo, anche se Waltz... <3).
    Non so, sono stati in tanti i delusi da questo Lincoln, sarà che io non mi aspettavo IL capolavoro (difficile che un biopic sia un capolavoro) ma me lo sono bevuto tranquillamente.
    Ovviamente in lingua originale.
    Favino must die.

    RispondiElimina
  2. sì anche io in originale, per fortuna (ancora mi struggo per aver visto django in itagliano... ma rimedio, giuro.)
    ora la missione è cercare un biopic capolavoro...

    RispondiElimina
  3. Esatto, appena ho scritto quella frase ho cominciato a pensarci :D
    Tipo... Milk?? Mi è venuto in mente questo, bello ma proprio "capolavoro" forse no...

    RispondiElimina
  4. AAAAHHH CE L'HOOOOO!!!
    La vie en rose con Marion Cotillon.
    Daje. Per me è un sì. Lacrime a fiumi.

    RispondiElimina
  5. Control di Corbijn?

    RispondiElimina
  6. Bravo anonimo!!! Per me quello è capolavoro!! Per C&B no, ma lui si sa che ci capisce poco :P

    RispondiElimina