venerdì 22 febbraio 2013

Amorte

Amour
Trama: Finché morte non ci separi

Vorrei essere capace di scrivere una recensione che assomigliasse in qualche modo a questo film, questo film che ho troppo tempo rimandato, questo film che faceva paura, una paura ben diversa da qualsiasi stupida possessione demoniaca o fantasma su celluloide. La paura naturale della Morte, la mia, quella di chi conosco, quella di chiunque.
Vorrei scrivere in maniera inesorabile e al tempo stesso umanissima, vorrei essere capace di donare alle parole un sentimento raro, essere di un ordine e con una struttura tanto forte da non avere bisogno di nessun fronzolo, nessun trucco stilistico, nessun giro di parole, tutte cose che Haneke sa fare imprime nel suo struggente Capolavoro.
Amour è un Capolavoro, perché non è niente di quello a cui siamo abituati, non ha gli strascichi buonisti di un film americano, non ha la spocchia di un film francese, non ha la pochezza sentimentale di un film italiano, non ha la freddezza di un film tedesco, non ha il barocco di un film spagnolo. Amour è un Film di altri tempi, come di altri tempi sono il suo regista e i due attori, straordinari ai limite del possibile.
Voglio essere breve, voglio farmi bastare poche parole, nessuna gif, nessuna ricerca su internet, non voglio nascondermi dietro internet. 
Amour fa paura, ti immobilizza, Jean Louis Trintignant (non deve essere stato facile per lui, che è sopravvissuto alla figlia) e, soprattutto, Emannuelle Riva (anche se mancante delle Terre Selvagge posso dire che la sua non è solo un'interpretazione da Oscar, ma da plauso dell'Attorialità tutta, l'Oscar è una bazzecola in confronto al suo deperimento fisico, alla tristezza, l'umanità, la fierezza, l'appassimento...), sono oltre la recitazione, sono Perfetti nel senso cristallino del termine, come Perfetta è la regia di Haneke, uno che non ha mai bisogno di muovere la macchina per mistificare, uno che i piani sequenza li fa tenendo l'inquadratura immobile per minuti e minuti, il piano sequenza ti costringe a farlo te, nella tua testa, come la scena del piccione (che tanto mi ha ricordato Süskind)

qualcosa che ha più a che fare con il concetto di Morte, la sua ineluttabilità e la sua disperata realtà (la Morte è una cosa Vera, la Vita lo è, l'Amore lo è) che mille film americani con malati terminali o lutti imminenti.
Haneke è l'unico regista candidato all'Oscar meritevole del premio, e nel caso non lo vincesse (gli altri sono Ange Lee, Steven Spielberg, David O. Russell e appunto il regista di Terre Selvagge) sarebbe una vittoria comunque, perché è addirittura riduttivo essere in lizza per un qualsiasi premio, che l'Arte non è cosa che può "gareggiare", "vincere", "perdere". Haneke ci ha sempre raccontato storie spietate (La Pianista, Funny Games, Il Nastro Bianco), quasi algide, eppure l'Umanità che riesce a trasmettere in Amour, l'amore quotidiano e il dolore quotidiano, lo trasforma in un Filosofo, che usa il Cinema invece del verbo.
E Amour è l'unico titolo possibile per questa storia, un futuro impossibile da immaginare, impossibile da evitare.
Un Film come ne esistono pochi in questi tempi. Imperdibile.

2 commenti:

  1. Non potrei essere più d'accordo.
    Forse un pò troppo sbrigativo il finale secondo me ma merita assolutamente di essere visto da tutti.

    RispondiElimina
  2. Io lo so, ma non so se ce la faccio...

    RispondiElimina