lunedì 26 agosto 2013

JAPAN CINEMA CHRONICLES • Kaze Tachinu (風立ちぬ)

Kaze Tachinu (風立ちぬ)
Trama: Chi ha vento non aspetti vento

Ero emozionato, più che altro perché era il mio prima cinema giapponese.
Figurati, ovviamente un multisala, non è che ti devi immaginare il proiezionista samurai e la maschera Nō (!), ma quando me ne vado in giro per il mondo (cioè tipo quella singola volta l'anno) un cinema ci sta sempre e comunque, fosse anche in Islanda o in Cambogia.
Va detto che multisala giapponese è identico a quello americano - lo abbiamo già detto che i multisala sono il vero esempio di globalizzazione, altro che fast-food - ma, come direbbe Vince Vega, sono le piccole differenze. Intanto l'invenzione del secolo, questa: 
Capito? Sai quando tu vuoi prendere il pop corn e la coca-cola e hai solo uno spazio per il bicchiere libero accanto alla poltrona perché l'altro l'ha già occupato il tuo vicino, ecco, con questo gingillo non solo hai tutto lo spazio che vuoi, ma ti si crea diretto un tavolinetto che ti viene voglia di ordinare pure un po' di ramen e metterti a mangiarlo col risucchio rumoroso.
Comunque il film inizia, ma prima 25 minuti secchi di promo, tra hollywood e divertenti scenette antipirataggio, che ovviamente sono così ben fatte in quanto a intimidazione che mi è venuta voglia di piratarle:
E poi finalmente il nuovo film di Maestlo Miyazaki - il primo per cui ha curato storia animazione e regia dopo Ponyo - è… ecco.. lo dico… lo sto per dire… parte la bomba... noioso. Ma noioso forte eh. 
Già li sento i cori da stadio dei puristi miyazakiani che «Maestlo Miyazaki non si tocca! Come tu osaLe diLe suo film noioso ora noi tagliaLe palle te e facciamo mangiaLe con udon su tavolinetto cLeato apposta!!!» E già so che tutti penseranno una cosa del tipo "grazie al cavolo che non ti è piaciuto, l'hai visto in giapponese, non hai capito NIENTE!". 
Ecco allora io lancio una sfida a chi ha pensato queste cose - dove "chi ha pensato queste cose potrebbe essere riassunto con Alabama - di andare a Venezia (dove sarà in concorso) a vederlo e vi sfido due volte vi sfido a non trovare noioso tutte le scene (lunghissime) di raccordo tra un sogno e l'altro, tra un Caproni e l'altro. 
E poi altra sfida: spiegatemi, nell'economia della storia, tutta la parte in baita. 
Spiegatemela. Insomma, la verità è che oltre le scene di volo, che ok, sono belle
...ma c'è da dire che per quelle Miyazaki ci sta in fissa e sono belle sempre anche per la cura con cui si studia i velivoli, ne avevamo parlato tanto qui - e il terremoto
ditemi voi il resto del film che noia mortale è. E dire che, vedendolo in madre patria, avrei dovuto entusiasmarmi il doppio, triplo. Eppure no, noia. Noia perché è un film melenso, è una sorta di Paziente Inglese Giapponese, dove succede poco, c'è molto parlato (oddio, ma non è che forse avete ragione, no dai, quando mai...) e ci sono oggettivamente delle lungaggini e delle ripetizioni talmente palesi che diventano, è il caso di dirlo, internazionali.
La storia del volo - il protagonista è l'ingegnere che tra tutti aiutò maggiormente la creazione di aerei pazzeschi per i giapponesi usati durante la seconda guerra mondiale, che poi non si capisce perchè visto che tanto salivano, sceglievano il bersaglio, e ce se buttavano direttamente contro con tutto l'aereo.
Certo i suoi momenti li ha, è pur sempre Miyazaki, uno che non viene chiamato "MaestLo" così tanto per. Anche di un certo romanticismo
Ma forse questa passione smodata per gli aeroplani, e soprattutto per il lato tecnico della questione aeronautica, smonta l'empatia per la storia tutta. Vuoi fare un manuale di ingegneria e storia dell'aviazione? Va bene pure, se la fai così
Ma poi un film ha i suoi tempi. Insomma il distacco tra il personale quotidiano dei protagonisti, con tanto di amore e morte, non si fonde niente bene con la parte bellica. Rimangono i sogni (il protagonista ha la testa sulle nuvole), quelli sì, degni del miglior Miyazaki.
Invece sai dove non mi sono annoiato per nulla? Al Ghibli Museum. Che è questo posto qui: 
Un museo - a dire il vero un intero palazzetto/casa ideale di bambini e adulti che ancora sanno com'è stupirsi per vetrate coi dragoni bianchi 
(Dai che lo sapevate che sarebbe arrivato il momento "Diapositive delle vacanze")
statue di robot che ti abbracciano
zootropi
(Te lo ricordi quello Pixar? Per loro stessa ammissione lo hanno costruìto dopo aver visto questo al Ghibli). 
Ecco, il Ghibli Museum è quel posto che è costruito sulla personalità artistica di un uomo e che diventa una romantica passeggiata nella parte più bella del popolo giapponese, quella lontana dalle luci stroboscopiche, gli stradoni, quella di AKIRA per capirci (che fatevelo dire, AKIRA non è futuro, AKIRA è tipo l'altro ieri). Miyazaki, invece rappresenta quel modello antico e rurale che non c'è nelle megalopoli. 
E allora il pensiero fisso è stato "non è per nulla un caso che sia così amante dell'Italia, il buon Hayao, perché alcune sue dinamiche, alcuni suoi personaggi e alcuni suoi paesaggi sono proprio quelli dei paesini italiani, quelli lontani dalle metropoli (o diciamo meglio grandi città, che di metropoli italiana non me ne viene in mente manco una, figurati poi megalopoli come Tokyo).
Ecco, se pensi ai paesini americani pensi solo a desolazione e a redneck che ti urlano "urla maialino", mentre in Jappo i paesini sono quelli che giri in bici, attraversando le distese di verde col pane caldo nel cestino e l'unico maialino che vedi è Hayao che si disegna così sempre

Eppure il film rimane noioso. Ma va bene, forse sono io, sono io che come ho già ammesso, pur rimanendo affascinato dal mondo di Miyazaki, non ne rimango avviluppato, non mi fa "volare". Mi piacciono cose, adoro altre, ma poi la "totalità" del film non è mai capace di soddisfarmi appieno, c'è sempre "qualcosa" che stempera la passione totale (passione che ad esempio mi vince se penso ad altra animazione come quella della Pixar (escluso Cars, ovviamente, e Wall-E, e Cars 2, e Planes... oddio...). 
Non c'è niente da fare, nonostante aver toccato con mano (!) il Giappone, Miyazaki rimane lontano dal mio immaginario. Riconosco quanto è bello, il suo, di immaginario, ci sono comunque cose che mi avvolgono e che vorrei vivere per davvero (lo vogliamo tutti, Totoro)

E mi piace pensare che gli studi di animazione Ghibli siano davvero così e non uffici aziendali come penso siano realmente






Miyazaki got planes.

Ma nonostante ritorni da questo viaggio con l'idea fissa di Bellezza, Hayao non è riuscito a diventare il mio regista preferito. No Alpitur? Hayao Hayao Hayao.
Però, questo lo devo ammettere, ora il mio immaginario rilegge l'opera di Miyazaki facendo leva su un'esperienza diretta - sia della megalopoli che del paesino - e non posso fare a meno di alzare di diverse posizioni Miyazaki nella classifica personale di "persone da ammirare", perché se messi a confronto, i suoi tenui colori pastello vincono contro i neon accecanti, i suoi personaggi senza superpoteri o pose plastiche sono davvero speciali in maniera più "umana" e romantica, e le sue storie intime sono meglio delle assordanti urla in giapponese che anticipano il combattimento al fulmicotone.
MaestLo Miyazaki, inchino.
MA! GUARDA! MAESTLO MIYAZAKI!
Ah no, era solo un giapponese qualunque...

5 commenti:

  1. hihi come mi fai ridere!! e invidio mortalmente il tuo viaggio!!!appena posso vado a vedere il film noioso e ti dico

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  2. Il Maestro ha un solo punto a sfavore, secondo me, ed è il suo troppo idolatrare la vita in campagna.
    Anni fa dal suo studio venne fuori una storia di una ragazza che dalla città andava in campagna scegliendo di restarvi. Immediatamente si accesero proteste sopratutto da parte di ragazze fuggite dalla campagna per una città che dava loro vita eccitante si, ma sopratutto indipendenza, specie dalla famiglia. Nelle campagne dell'epoca ancora i genitori decidevano tutto e per tutto sul destino dei figli incluso il matrimonio, specie le ragazze. Tutt'ora Miyazaki dà una visione troppo bucolica della vita rurale ignorando quel lato poco piacevole e questo pur restando colui che ci da le migliori figure femminili dell'animazione, senza robots nè super poteri e, si, anche una vita nella campagna che riecheggia, la suo meglio, di un passato che ci appartiene (a meno che la tua famiglia sia sempre stata urbana)

    Isa

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  3. Complimenti per le splendide foto, solo due domande : in una foto ho visto una didascalia in italiano , possibile... seconda, hai visto qualche buon hentai da consigliarmi (questa era d'obbligo)

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  4. Caro Ciebbì. Tutto bene, Miyazaki non ti piace, ok. Ma per piacere, "maestLo" nun se po' legge. I giapponesi non mettono la elle al posto della erre fanno l'esatto opposto. Stai in Giappone, senti come ti chiamano bene, "Chickenburoccori-san". No davvero, fai la prova.

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  5. Vogliamo il parere di Alabama!!!!

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