giovedì 31 agosto 2017

CB ANTEPRIMA • Dunkirk

Dunkirk
Trama: Càpitano, Dunkirk

Che Chris Nolan sia uno dei registi più cazzuti in attività è cosa nota. Non è che fai il miglior cinecomics degli ultimi 20 anni, il film dove Parigi si accartoccia, l'altro in cui McConaughy reagisce ai tre mesi di pausa dalla scrittura di CB 
e poi quando rivede un post
o ancora quel film che va tutto al contrario eppure ti racconta una storia lineare ma come fa?
Insomma Nolan è un regista coi controcoglioni, le contropalle, le controtonsille e i contropolpastrelli, e lo dimostra ancora una volta.
Dunkirk è il suo primo film STORIA VERA (questa), racconta l'operazione Dynamo, cioè come gli inglesi sono usciti da una situazione spinosa  tipo con tutti i soldati bloccati su una spiaggia e dietro, via terra, i tedeschi che li bloccavano, sopra, in cielo, i tedeschi che li bombardavano, e davanti, in mare, la Manica, ma falla partire tu una nave per evacuare se ogni volta che quella salpa arrivano i crucchi e la fanno affondare. Ecco un grafico d'epoca:
Volantino vero fatto cadere sulla spiaggia all'epoca. Così, per farli stare tranquilli...
Insomma l'unica era andare a prendere i soldati con le navi e gli Inglesi ad un certo punto sono partiti da ogni porto e se li sono andati a prendere fisicamente uno ad uno con tutti i mezzi galleggianti che avevano. 
Tutti tutti

Dunkirk più che essere un film, è un'esperienza estenuante. Estenuante in senso buono. 
C'è qualcosa che distanzia anni luce, proprio come fosse girato su un altro pianeta, Dunkirk da tanti film di guerra per noi capolavori o anche molto spettacolari. Se penso allo sbarco di Salvate il Soldato Ryan, o anche solo alla scena madre dell'ultimo di Mel Gibson, ecco quelli certo sono esempi di regia da novanta (per rimanere in tempi più vicini a questo 2017, non sono un esperto di film di guerra passati oltre all'aver visto almeno due volte l'anno La grande fuga almeno per dieci anni di fila...), ma Dunkirk ti spacca la testa in un altro modo perché non cede mai alla vanagloria della scena entusiasmante (e dire che chi più di Nolan sa come fare scene entusiasmanti. Forse non l'ha fatta perché c'è già?), quella tutta spettacolo ed eroismo e colonna sonora aulica, è invece un tour de force visivo, come quello dei soldati costretti a stare all'erta per ore, giorni, settimane.
Non ci sono (troppi) cadaveri, o braccia che saltano, nazisti che urlano ACHTUNG! o eroismi da scena madre - anche se ci sono tutte queste cose - e, come magari ci si aspetterebbe, non c'è neanche quell'intimismo con cui alcuni registi hanno affrontato la guerra (penso a La sottile linea rossa, per dire...), in Dunkirk si respira aria di guerra, anche se di guerra (nell'accezione cinematograficamente spettacolare del termine) se ne vede poca. 
Perché, oltre allo sbarco, alla battaglia, alla caccia al cecchino, alla fuga disperata, al salvataggio, allo scontro corpo a corpo, bisogna tenere a mente che durante una/la guerra è molto probabile che passavi più tempo ad aspettare (di vivere o morire) in un misto di noia e paura, che a fare altro. E spesso aspettavi in mezzo ai cadaveri.
C'è molta pulizia formale, ovviamente nello stile di Nolan, sempre geometrico e algido, che taglia le inquadrature anche quando non è aiutato dai palazzi (ora che ci penso, fatta esclusione per alcune scene di Interstellar, credo sia la prima volta che Nolan gira tutto un film in spazi così aperti), ma senza risultare "freddo". Dunkirk non fa neanche la figura del documentario.
La cosa che più si nota, in Dunkirk, la si nota con le orecchie: per tutto il tempo (quando dico tutto intendo quasi tutto, non proprio tutto ma talmente tanto che sembra tutto) senti il ticchettio di un orologio. Il tempo che passa sia per chi aspetta di essere salvato, sia per chi va a salvare, sia per chi dall'alto guarda tutto cercando di fare il suo.
Il tempo è incontrovertibilmente il tema principale del cinema di Nolan, come giustamente ci fa notare questo video di LWL

E proprio di puzzle si può parlare vedendo Dunkirk. Le storie di guerra aerea, marina e terrena (mai ultraterrena! Non ci sono preghiere, visioni, predicozzi, non c'è tempo per queste cose quando devi chiudere i buchi sulla barca che sennò vai giù) si intrecciano e con loro le loro temporalità, in un puzzle, appunto, tessuto in maniera incredibile, poco chiaro all'inizio, ma poi entusiasmante, quando si capiscono i vari intrecci temporali.
Andate a vedere Dunkirk, assolutamente al cinema e se potete in IMax (quindi gente di Milano, andate), perché davvero certe scene meritano uno schermo più grande possibile. Quelle aeree soprattutto, che sembrano davvero riportare in auge le virate estreme dei film belligeranti di tanti anni fa (quelle che tanto cercata Howard Hughes, come si vede in Aviator).
La capacità più grande di Nolan è stata quella di farci affogare quando i soldati affogano, farci tremare quando i soldati tremano, farci perdonare le scelte codarde quando alcuni soldati le fanno, farci diventare patriottici (pure se inglesi, ma vabbé avete capito) quando l'atto d'eroismo (che va dal sacrificarsi col proprio aereo al montare su una barchetta per andare a salvare i soldati) arriva, e anche quando arriva non è del genere "soldato si prende sulle spalle altri 9 soldati e li salva" ma è più "vieni nasconditi qui con me che non ci ammazzano".
Come dicevo, mai amato i film di guerra, di solito intrisi di patriottismo esagerato, per me sempre andati a braccetto con quelli western, e non che la storia tutta inglese invece che americana che campeggia su questo film (inglesi che salvano soldati inglesi in un film girato da un inglese e recitato da inglesi) faccia poco per non sembrare patriottica, ma, altra lode a un film che ne merita molte (anche il fatto di non durare 19 ore), riesce ad essere atemporale. La Guerra è guerra ed è così, punto.
Ad attori inglesi più che famosi e clamorosi, tipo il feticcio Tom Hardy

come al solito fichissimo anche se tutto il tempo con una maschera, vabbé come Bane, e in una carlinga di un aereo, vabbé come Locke o l'altro feticcio Cillian Murphy, o ancora un baffuto Kenneth Branagh che sembra aver ritrovato il gusto per la recitazione, si affiancano totali sconosciuti (e persino uno dei Jonas Brothers...), proprio come i soldati in guerra, alla fine puoi essere Caporale o soldato semplice, devi aspettare come tutti gli altri e se alla fine te tocca, te tocca.
L'ennesimo capolavoro di Nolan? Sì.

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