mercoledì 29 febbraio 2012

Monkey Business

L'esercito delle 12 scimmie
Trama: We did it.

Recuperato in quei lontani giorni di NEVE A ROMA! Solo per vedere quella scena della città coperta di neve e degli animali che vanno in giro liberi (come in effetti dovrebbe essere):
Il film rimane uno dei migliori di Gilliam (e lo so già che ai puristi di Gilliam gli verrà un bolo di rabbia a queste parole e "ma che stai addì Giliam è burattini, Gilliam è Monty Python, Gilliam è fantasia+ e non questo film fatto solo per Hollywood Ladrona). 
Invece mi piace proprio perché no burattini, no Monty Python. E perché c'è Brad Pitt wannabe totale con le sue manine che roteano nell'aria

Bruce Willis che si ricorda di essere un bravo attore [e comunque ad avercela la carriera di Bruce Willis (che è uno dei pochi ad aver lavorato con veramente i più grandi e con la rara capacità di farcelo scordare sempre, ad ogni nuova cazzata che dice o che fa)]. 
E mi sono ritrovarsi stupito a vedere che il roscio cattivo era quel buon'uomo di David Morse (un giorno dovrò dedicare un lunghissimo post a David Morse, un giorno, in futuro) e tutto lo steam-punkoso retrofuturo che ci piace di tute trasparenti e tubi che perdono olio.
Ma a questa nuova ed ennesima visione mi è balenato il seguente ragionamento:
Sei uno scrittore. Uno scrittore di libri fantastici, hai un'immaginazione che mezza basta a bollarti come "visionario". Tutti gli scienziati ti scherzano perché nei tuoi libri scrivi roba assurda tipo che in un futuro non meglio identificato degli uomini scaveranno un buco nella Terra e troveranno un ecosistema rimasto puro e incontaminato dal Giurassico. Tutti se la ridono e i tuoi libri vengono messi sugli scaffali contrassegnati con: Ragazzi/Fantastico.
Ti chiami Jules Verne. Poi, tipo cento anni dopo.
Sei un regista. Un giorno scrivi e dirigi tutto un film pazzesco dove delle persone si mettono degli strani costumi e lanciano un razzo verso lo spazio e atterrano sulla Luna. Tutti i registi seri ti scherzano e i tuoi film vengono buttati al macero e tu finisci nel dimenticatoio. Roba impossibile, pazza, "per passare il tempo, mica roba seria".
Ti chiami George Méliès (che tanto ora va di moda no?). Poi, tipo ottanta anni dopo.
Siete tutta una combriccola di scrittori. Nessuno crede ad una sola parola di quello che scrivete e venite definiti "scrittori di fantascienza". Immaginate i robot, i social network, le macchine che si parcheggiano da sole, la clonazione. Tutti vi leggono per "fuggire dalla realtà", che tanto "figurati! 'ste cose non potranno capitare MAI".
Siete Asimov, Orwell, Bradbury, Ballard.
Ecco. Con questi presupposti, chi l'ha detto che è sbagliato prepararsi all'Apocalisse? Al virus che ci decimerà? Al meteorite che spaccherà in due la Terra? Se li rivedi con presupposti i film catastrofici (o leggi i libri), quelli che raccontano la fine del Mondo, ti viene da pensare davvero che gli scrittori/registi/sceneggiatori di libri/film catastrofico-post-apocalittici se la rideranno di grossa quando le loro "visioni", oggi marchiate con il timbro "fantascienza", diventeranno realtà. 
Logicamente diamo per scontato che loro hanno già viaggiato nel tempo e ora sono tutti lì, nel futuro, che aspettano che il passato diventi presente anche se però è passato e quando è passato non è più futuro, avete presente?

martedì 28 febbraio 2012

SGUARDLING TIME MACHINE • Il delitto Fitzgerald

Il delitto Fitzgerald
Trama: Uccidere la gente. Con qualcuno bisognerà pure cominciare...

Vedi com'è Ryan Gosling? Ryan è quel tipo di ragazzo che non appena nota che tu ti stai abituando alla cosa (l'appuntamento domenicale, lo sguardling, il Cinema) ecco che - tacchete - ti stupisce venendoti a trovare quando meno te l'aspetti: il martedì! Proprio quando tu ti mettevi l'intimo buono solo la domenica perché sapevi che lo dovevi incontrare e poi da cosa nasce cosa, lui viene di martedì (!) e ti trova con le solite mutande lise del martedì.
E arriva con quello che forse è il suo peggior film. Anzi senza forse. United States of Leland - in italiano Il delitto Fitzgerald - è un film dove Ryan sfoggia una capigliatura moracciona che gli si addice zero, gli dona come un vestito di Lady Gaga su Susy Blady:
[Ryan è quello davanti. Quello dietro è un bulldog vestito da secondino.] Ryan in questo film è brutto. E la cosa peggiore è che per TUTTO il film Ryan NON FA NEANCHE UNO sguardlingCi prova un attimo, ne fa appena un accenno:
ma niente, gli hanno detto che deve fare il ragazzino disadattato e via di faccia tristona e molto disadattata per tutto il film:
E poi vuoi mettere quell'arancione orangina con il magenta mistral? E andiamo...
Il film - noioso ai limiti della melatonina - è l'ennesimo film "tratto da una terribile storia vera di provincia americana e desolazione e ragazzini crescono senza certezze e ammazzano altri ragazzini ma lo fanno più per noia non è colpa dei genitori è colpa della playstation"; che poi sarà sempre la stessa, perché più o meno è quella raccontata qui e qua.
Ryan che se la prende con un ragazzino ritardato? Ma chi volete che ci creda? Ryan al limite li difenderebbe a calcagnate, i ragazzini handicappati. Però invece che sull'ascensore normale quello con la rampa (DRIIIN - Pronto chi è? - C&B, sono Diavolo. Si è appena liberato un posto per te dove quello che hai appena detto. - Vengo subito...)
Ma la cosa peggiore è che la violenza di questo moro disadattato incapace di sguardlingare è che per tuuuutto l'arco del film dice tante e tali assurdità, stupidaggini, banalità, corbellerie... ma chiamiamo le cose con il loro nome: CAZZATE, che alla fine ti sanguinano le orecchie. Una random:
«Forse Dio non ci serve ad aver paura delle cose cattive, forse in realtà siamo spaventati dalle cosa buone.» 
Eh?
In effetti ci riprova a dire una cosa sensata ad una ragazza:
«Mi importa! Come te lo dimostro? Dovrei gridare? O che ti picchi? Così dimostrerei che mi importa? Se ti picchio, mi importa?!».
Ryan, vedi che ancora eri un giovincello che non aveva capito: non è picchiando LEI che fai vedere che ti importa, è picchiando LUI.
Comunque il film è tutto così, una sequela di frasi senza senso che se recitavano i numeri o Leren Ipsum era più sopportabile. Non c'è cosa peggiore dei film che sparano sentenze e grandi verità. The Fabio Volo Effect è dietro l'angolo.
Poi è proprio la tecnica di imposizione attoriale che è sbagliata. Caro Ryan. Ryan, tu. devi. stare. zitto. Solo così le ragazze cascano come i palazzi con le demolizioni controllate. Perché stando zitto, loro fanno tutto da sole: tu diventi come un pupazzo bellissimo a cui far dire, nella loro testa, le cose perfette. Capito come? Fanno. Tutto. Da. Sole. Fidati.
La presenza nel film di gente come Kevin Spaccìm, Michelle Williams (...ah ma quindi si erano già incontrati. Qui sguardling ci cova... fosse fosse che Heath Ledger è morto per mano di diabolica coppia come infatti anche Standard Gabriel? Ne riparliamo a tempo debito...) e Don Kindle è uno dei grandi misteri dei film con i cast stellari, ma che si rivelano abomini. A sottolineare che l'attorialità è nulla, senza controllo, di un regista.
In effetti, la verità del perché questo post non è uscito domenica... è che ho avuto un ritardo! Ryan, che vogliamo fare? Ti prendi le tue responsabilità o sguardli dall'altra parte? Sei o non sei un uomo duro che fa sempre quella mossa del pugno, il celeberrimo fisting...
Fossi in te mi terrei lontano da locali gay (DRIIIIN DRIIIIN DRIIIN - Ehhocapitoarrivoarrivo...).
Qui gli sguardling precedenti:
1234

lunedì 27 febbraio 2012

Quei Bravi Croupier

Casinò
Trama: Hugo Baccarat

In realtà esce fuori che mi rivedo Casinò senza uno straccio di motivo. Solo perché mi è passato davanti. Solo perché dopo aver visto Hugo Gabinet mi torna in mente Scorsese e mi dico "Ma sì Scorsese... però dai, da quanto tempo, davvero, Scorsese non fa un Film? Un Vero Capolavoro?". La risposta e "Dal 1993." (L'età dell'innocenza). Poi da lì in poi aveva deciso che doveva prendere 'sto cazzo di Oscar per non finire ricordato come Kubrick o Hitch (grandi registi√mai un oscar!).
Casinò è uno strano film. Non si può dire sia brutto, questo no. Ha il merito di regalarci un DeNiro ancora tenuto sù dall'amor proprio e dall'attorialità caparbia e una Sharon Stone francamente bellissima (soprattutto nei completi). Ma mi è totalmente oscuro il motivo per cui Scorsese abbia voluto fare un proto-remake (quasi uno spin-off, un reboot, un chenesò) di Quei Bravi Ragazzi (film inarrivabile, anche per lui che l'ha diretto). Di nuovo DeNiro criminale pacato, serio e con la testa sulle spalle; di nuovo Joe Pesci, nano pazzoide che quando prima per uccidere usava gli sportelli delle macchine ora ha maturato una passione per le penne a sfera.
Di nuovi Bravi Ragazzi, la criminalità organizzata, i boss, gli scagnozzi, i piani sequenza che ci presentano i personaggi, di nuovo le voci off ad accompagnarci per tutto il tempo, di nuovo una colonna sonora da urlo. Colonna sonora incessante che non spinge praticamente mai STOP, c'è praticamente in ogni scena del film, la musica, sempre perfetta. Per dire:
Ma poi? Non avevo già visto il massimo, sul tema? E non l'aveva proprio fatto Scorsese, quel massimo? E non c'erano proprio gli stessi attori a fare gli stessi personaggi? La risposta è Sì.
Quindi Casinò ha tante cose belle, tanti pezzi di regia, tante scene che valgono - prima fra tutte, proprio i titoli di testa, tra gli ultimi a firma Saul Bass:
Ma poi? Quei bravi ragazzi non aveva già detto tutto, e meglio? La risposta è "Sì".
Lasciatemi dire che questo post mi è costato 80 euro secchi. Questo post e la mia deontologia professionale (leggasi "anima"). Certo me ne avessero offerti 81, per mettere quei link ai siti di videopoker, avrei accettato? La risposta è riennevaplù!

• LAGO FILM FEST • -3 for entries •

Reminder a -3 giorni dalla scadenza per le entries del LAGO FILM FEST (che ricordo essere quel festival dove vedi cortometraggi e film su una barchetta, con l'aria estiva che ti carezza e un piede dentro l'acqua. Certo se hai fatto un cortometraggio con la telecamerina sballonzolante magari rinuncia, che con traballio delle onde non c'è più l'effetto sueggiù. Ah nei laghi non ci sono le onde? Allora mandalo!).
Qui il sito.
Qui il bando di concorso per i corti e per le sceneggiature (per queste c'è ancora tempo un mese, mettiti a scrivere!), che poi questo è uno di quei festival che se vinci ti danno i soldi e non le strette di mano e basta.
Qui reportaggi della passata edizione.
Qui il FB, qui il Twitter.
Qui Qui.

domenica 26 febbraio 2012

Kevin Hood

We Need to Talk About Kevin (...e ora parliamo di Kevin)
Trama: Tiro con l'arco e minigolf a Columbine.

Rosso. Rosso pomodoro. Rosso marmellata di fragole. Rosso vernice. Rosso luci stroboscopiche della polizia. Rosso sangue.
We Need to talk about Kevin, durante i primi minuti, ti fa pensare che c'è qualcosa che non va nella lampada del tuo proiettore (o nei LED del tuo televisore, nei pixel del tuo computer). Tutto è rosso. Ma poi capisci che quello è il colore che domina il film, lo stesso che pompa nelle vene del protagonista e che inietta i suoi occhi, belli quanto la sua faccia:
[Una bellezza quasi androgina e davvero fuori dal comune quella di Ezra Miller, già incontrato qui e qui. Gente come lui dovrebbe diventare l'idolo delle ragazzine in un mondo ideale dove non esiste Pattinson.]
Un film che stilla un'inquietudine rara (qualcosa vicino a quella provata con Martha Mercy May Marlene). La trama, brevemente per non rovinarvi i salti temporali del film: Eva (capite da voi l'implicazione di chiamare la madre protagonista con questo bibilico nome) è una scrittrice di guide turistiche, viaggio uguale libertà. Rimasta incinta, Eva mette al mondo Kevin, ed è subito anafettività: 
Eva non sa neanche tenerlo in braccio, quell'abbozzo di creatura. E se è vero che il primo abbraccio di una madre dà l'imprinting, ecco che crescendo, Kevin diventa un ragazzino problematico, ai limiti del mutismo per anni, scostante, inespressivo, incontinente (e la freudianità che ne deriva). Crescendo Kevin diventa sprezzante. Crescendo ancora Kevin diventa inquietante. Crescendo ancora Kevin diventa il Male.
Come Kevin scegliere di sfogare il Male lo trovate, a volerlo cercare, in qualsiasi recensione del film, ma sarebbe meglio non saperlo. Quindi non ve lo dirò. 
Il film parla proprio di questo: il Male. Il Male è congenito? Come lo è la bellezza (o l'assenza di essa)? Nasciamo buoni o cattivi, anafettivi o empatici, savi o deviati? O lo diventiamo? Se non ci abbracciano quando siamo nella culla? O non ci abbracciano perché una madre nel suo inconscio capisce di essere una nuova Rosemary? La domanda è lecita e molto ben posta nel film, in cui Tilda Swinton risulta come la scelta migliore che potesse esserci: aliena in qualsiasi ambiente, in qualsiasi ruolo (figuriamoci in quello di madre); non riesci proprio a immaginartela da nessuna parte Tilda Swinton, meno che mai in un ambiente famigliare american way of life. Bravissima, quando con i muscoli tesi tenta un approccio giocoso con il delfino perfido, quando, dopo il pasticciaccio brutto dell'high school (vabbè avete capito), raccoglie su di sè l'odio della comunità e la punizione somma che il figlio le scaglia contro, con una mira perfetta, dritto al centro del cuore, fino a quel momento muto e necrotico nei confronti del figlio. n cerca di una dannata reazione.
Ma tornando al succo (di pomodoro) della questione: nasciamo come siamo? Siamo già come siamo oggi quando emettiamo il primo vagito? Potessimo avere uno di quei rétrofuturibili traduttori istantanei per neaonati, non è che quel primo vagito è una dichiarazione di intenti: "Sarò Amore" oppure "Sarò Odio", solo che noi non lo sappiamo tradurre e partiamo dal presupposto che bambino: buono? Insomma la Colpa, di chi è? Dei genitori? O del dannato DNA (DNnAto)?
Io, in età da figli come natura crea, mi chiedo spesso: "Sì ok, piccolo broccolino per casa, ma se poi non gli piacciono i film? O, più in generale, se poi cresce e mi sta antipatico?" [Da notare come non metto neanche in conto di avere una femmina che al solo pensiero che poi dopo soli 15 anni di "mio padre che eroe" mi porta a casa un ragazzino brufoloso emo tutto tatuato (male) e io "ehy tu porco come osi mettere le mani addosso alla mia bambina vieni qui che ti spacco le rotule". Bel problema, che va oltre l'educazione, il DNA va sempre oltre l'educazione.
We Need to Talk About Kevin - preferisco usare il titolo originale che è molto più azzeccato per intonazione e significato di quello italiano che mi pare di vedere la famiglia seduta ad un tavolo con il cuscino della parola e qualcuno dice "...e ora parliamo di Kevin", mentre quello inglese mi fa venire in mente un discorso sempre rimandato "we need to talk about kevin" e poi non lo fai mai, perché sai che sarebbe un discorso doloroso, fino a che Kevin richiama l'attenzione su di sè nel modo più atroce - è un film denso, bello, recitato benissimo da tutti i protagonisti (anche dal sempre grande John C. Reilly che quest'anno ci ha regalato interpretazioni dimesse e sempre memorabili nella loro quotidianità sropicciata, vedi Terri e Carnage). Gli attori, scelti davvero con occhio clinico (i bambini che diventano Kevin, sono allucinanti, una nidiata del Diavolo, sul serio, qui le fasi della crescita:
e su tutti Tilda Swinton in un'interpretazione di spanne superiore alle mascherate attualmente candidate all'Oscar (La mascehra di Marylin. La maschera di Hacker. La maschera di Thacher. La maschera di Stanlia. La maschera di Whoopi.). 
Certo sarebbe stato un premio controverso: il film - come fosse appunto un Bowling a Columbine visto con occhi genitoriali, e ormai vi ho detto tutto. Scusate, è che sono cattivo - ci racconta il Male e il suo fascino tinto di rosso. Irresistibile, sempre.
Delle altre belle locandine fatte per il film, oltre a quella là sopra, la migliore:
chiaramente noi in itaglia la più squallidina. Palesi citazioni grafiche da RosemaryIl perché del titolo di questo post è in queste tre foto; le prime due "ricordi di famiglia":
l'ultima una cosa trovata sul web che rende l'idea:
Guglielmo, Tell me something Evil.

sabato 25 febbraio 2012

C&B ANTEPRIMA • L'altra faccia del diavolo

Trama: 
Mann
aggia
 aldiav
oletto 
chec'h
a fatto
 sbudellàcanecaneecari
conisoldidelPapacicomp
riamol'
animà!
Quindi anteprima romana di L'altra faccia del Diavolo, mockumentary che, lo ammetto, mi aveva messo una certa aspettativa, solo grazie ai primi quattro secondi del suo trailer in lingua biforcuta inglese:
e per gli occhi stroboscopiti della protagonista [la più brava e scary]
Insomma ci ero cascato con tutte gli zoccoli luciferini, nonostante di Esorcicci 2 e 3 ne avessi piene le cassette per le offerte. L'hype c'era, quello sì: perché poi alla fine a me la possessione mi spaventa. Non ci voglio pensare a un demone che zacchete ti entra nel corpo, pure se non è brutto come Benigni. Poi per un ateo osservante (nel senso che fa sguardling) come me, tutta questa storia di Dio e del Diavolo proprio non ci voglio entrare, sono beghe vostre, vedetevela tra di voi, io ho altro a cui pensare non è che posso stare a controllare tutto, d'IO.
E poi c'era Roma! Roma capoccia del mondo infernale! Già l'altr'anno avevamo visto scorrazzare per Roma Hannibal vestito da Prete in un film posseduto abbastanza brutto, qui il tutto si prospettava meglio.
Ma lasciate che vi racconti, fratelli che vi vedo qui dall'alto del mio pulpito, com'è andata la serata che, in verità vi dico, è stata divertente (almeno fino all'inizio del film).
Anteprima romana organizzata al Cinema Farnese, che è un cinema storico, uno dei pochi che ancora resiste alle multisale e al 3D. Sta in Piazza Campo de' Fiori, che oltre agli imbecilli che fanno a botte con i luogotenenti di Alemanno, è anche uno delle piazze più belle e antiche di Roma. Al centro ci sta Giordano Bruno che ti guarda e dice: "Che movida de merda! Ai tempi miei eravate tutti chiusi nelle segrete sotto Castel S.Angelo, altroché".
Insomma, arrivo e penso: "Santo Dio! Bravi! Avete organizzato tutto per benino". Ecco un reportage fotografico/video:
All'esterno una croce rossa (!) solcata da buttafuori romani, i migliori del mondo. Che infatti hanno provato a rimbalzarmi, 
perché "Broccolo è'er nome or cognome?".
Sorella spiritata e Fratello fuochista. Facevano la loro figura.
Pulpito. Pulpit Fiction.
Il lettone di Regan.
Odore di Diavolina per tutto il cinema...
Proiezione sui muri della sala. Timbro a croce per entrare.
Sentite quella cantilena? Immaginate di ascoltarla a tutto volume per 25 minuti (mi avevano detto "vieni presto"). Funzionissima.
Quindi, organizzazione: BRAVA! Posso capire che magari a Hollywood uno Spilbi qualunque 'ste cose le fa pure quando invita la gente a casa a vedere i filmini delle vacanze, ma qui da noi, in Itaglia, NO; a Roma meno che mai. E quindi "piglia" sempre bene vedere che la gente che ci ha pensato, ha organizzato, ha fatto un po' di "colore" intorno al film. Bravi. Guarda, per davvero, sarcasmo zero: BRAVI!
Poi c'è il film. 
Mettiamola così, un film di possessione, per riuscire davvero a spaventare, deve essere posseduto "lui" per primo, e ancora di più, deve possedere, piano piano, lo spettatore.
Il confronto/scontro con L'esorcista - inevitabile sempre - si combatte proprio su questo punto. È nel come ci arrivi alla scena di esorcismo, che ti giochi tutto il film. Sono gli indizi, è la calma prima della tempesta, è come il demone serpeggia nel corpo del posseduto ma non si svela fino all'esposione finale, che conta davvero. Di esorcismi in quanto tali (voci al contrario, cantilene di bambini, occhi spiritati, corpi che lievitano) ne abbiamo visti in tutte le salse (ne L'esorcista pure in salsa verde), sono quasi all'ordine del giorno gli esorcismi. Quello che davvero fa crescere la paura e l'inquietudine è sempre la preparazione.
In questo film si comincia con il solito filmato di "polizia entra in casa dove donna ucciso persone". Il resto è l'investigazione da parte della figlia - oramai cresciuta - e di alcuni preti - tra cui uno che sembra posseduto dal batterista degli Strokes per quanto è hipster:
su cosa è successo quella sera. In pratica un reportage con la Super8 di questa moda di fare da vestiti per il Diavolo e poi cominci a fare shopping da Prada a Via del Corso mischiato con un documentario sugli allenamenti ginnici necessari per piegarsi come portafogli:
Il film, purtroppo, si fa prende troppo la mano dal mostrare esorcismi (ne ho contati almeno 4 e 1/2)  e, a conti fatti, non ha una trama. E non ce l'ha nel senso brutto del termine. Alle volte ci sono i film senza trama che ti piacciono anche un po' per quello. Qui invece la senti tantissimo la mancanza di un sottotesto, esci dalla sala con un senso troppo profondo di incompiutezza. Finisce e... "si vabbè, ma quindi?".
Trama! Possiedi questo film!
Il finale poi - che logicamente non vi svelo - lascia un po' l'amaro in bocca. Io ci sono andato sul sito, ma The Blair Witch Project l'abbiamo visto tutti e francamente non ci caschiamo più in questo trucchetto del "storia successa veramente per davvero per approfondire andate su questo sito". Certo devo ammettere che quando ho letto questo, ho pensato si trattasse di una viral news per il film!
Non sono pazz(uz)o quando continuo a ripetere che c'è solo un film di esorcismi: L'esorcista (1). L'esorcista è lo spartiacque(sante), non c'è niente da fare, è il peccato originale, è IL film pauroso di Diavolo che entra in persona per eccellenza (nera). Fa girare la testa (letteramente). Il predicozzo sul perché sta qui.
Quindi - almeno per me che macino film horror come Tronky - un ennesimo film di esorcismi (quando ogni volta tentano di vendertelo come il nuovo Esorcista) marca male da subito. Se poi ci aggiungi che è girato con la nostra "amata" TELECAMERINA, con effetti riconosciuti anche dalla Chiesa... ed ecco la troupe con telecamerina in spalla in giro per i vicoli di Roma per andare a trovare donna posseduta ricoverata al Santo Spirito Ospedale Centrino (Centrino?! Ma tipo broccato di Merano?) per Maniaci Criminali (capito? hanno chiamato l'Ospedale Santo Spirito con tutt'altro nome; super fail per i romani d.o.c., insieme a quello di vedere la protagonista andarsene in giro per le strade della capitale camminando per il Lungotevere, poi girare l'angolo e ritrovarsi al Colosseo. Ci sono delle porte spaziotemporali che magari il Diavolo ha messo in giro e io non ho visto?) e ancora peggio quando ti accorgi che: "Ma scusa, ma quella NON è Roma! (infatti poi scopri su Wiki che hanno girato pure a Bucarest. Be' lasciatemi dire che Bucarest sta a Roma come Stoccolma sta a Nairobi.)
Io comunque, di fondo, paura della possessione demoniaca un po' ce l'ho, lo sai perché, perché credo tantissimo in quella cosa che usiamo il 4% del cervello, ed essendo ateissimo, credo solo al fatto che i "posseduti" esplorano una percentuale maggiore (e oscura) del cervello, da cui esce lo schifo dell'essere umano (altro che spiriti, demoni, pazuzi). In sostanza il mio punto di vista è: se esiste al mondo un tizio che può fare questo:

io - in uno stato alterato e folle e se devo fare colpo su qualcuna - non potrei essere in grado di farlo? Chiaro, con la mia elasticità granitica mi spezzerei come un ramoscello di bambù, ma il video dimostra che è "fisicamente possibile". Piego il mio corpo come un vecchio Ericsson e ho molta paura. Sarà che io sono più per altri tipi di possessione, non so tipo entrare nel corpo delle ragazze. Diavolo di un Broccolo.
Il film non è che mi abbia fatto impazzire (ma forse sono anche troppo assuefatto dallo zolfo di tutti i film horror che vedo. Le scene di esorcismo non sono male, potrebbero strizzarvi i muscoli, se non siete come me che vedete due film al giorno. E lo spero per voi.); però dalla bella anteprima ci ho rimediato anche la t-shirt paurosa:
e la shopper (che vacci in giro con la shopper con quella mostra il labbro incrociato:

e un rosario. Ricapitolando dal libro dei C&binti 17:24: anteprima strafica ma l'altra faccia del Diavolo è un po' una faccia da fesso, d'altronde non c'è rosario senza spine.
Aho! Visto che parlavi de preti e de sore, er firme o'o potevi gira' a.... OSTIA! A proposito di Bibbie hipsteriche: perdete due ore su questo sito (anche se è roba vecchia) che è la Bellezza. Poi fatevi impossessare dalla pagina FB.

venerdì 24 febbraio 2012

Harry Potter e la signora in nero

The woman in black
Trama: Infingardium leviosààà!

Quindi Harry Potter fa un film diverso che non sia Harry Potter. Un film horror di sapore vittoriano + Edgar Allan Poe + fantasmi + Hammer movie. Non so se è una scelta molto oculata quella di fare un film che per ambientazione non si distanzia poi molto da quello che siamo stati abituati a vederlo fare per soli dieci anni. Sarà che io Radcliiffe me lo immagino spaurito in giro per il set (ma anche in giro per la vita) a fare cose del genere:
Quindi vederlo fare cose così riaccende tutte quelle nostalgie che ci fanno pensare ogni tanto "certo che bello sarebbe se uscisse un nuovo libro di Harry Potter. Mi acconteterei anche di Harry Potter e la vita di coppia, Harry Potter e il mistero della noia, Harry Potter e stare spaparanzati sul divano. Che bello sarebbe." Io in effetti faccio questo tipo di pensieri almeno due volte al dì.
Però, dicevo, forse non è del tutto sbagliato fare un film un po' vicino a HP, magari ci possiamo arrivare per gradi a vederlo in altri film, altri panni, altri personaggi. Oppure no, tutto noi non lo vogliamo davvero vedere in altri panni che non siano Harry Potter! Certo è pur vero che per tutti noi potteriani convinti NESSUN attore che ha avuto a che fare con la serie riuscirà mai a scrollarsi di dosso il personaggio magico. L'altro giorno ho visto Hugo Capret e ho distintamente riconosciuto Madam Maxime e Zio Vernon. E il bello è che la cosa è retroattiva: per me adesso Bredan Gleeson è SOLO Malocchio Moody, anche nei film prima.
Il film è un horroretto senza infamia nè lode, roba onesta, classicona, fantasmini BU! (e un paio di saltelli ti dirò). Non lascerà traccia di sè, ma si lascia guardare (aiuta anche il risibile minutaggio). Certo la figura di Signora Fantasma con velo nero è per i film horror di ambientazione vittoriana quello che Donna Fantasma faccia bianca capelli lunghi neri è per l'horror giapponese: un'iconografia. Cioè come il Fantasma Formaggino delle barzellette. Le ultime due Signore Fantasma velo nero in ordine di tempo sono apparse in Innkeepers:
E in Insidious:
Anche se nessuno dei due film è ambientato in epoca vittoriana (le cazzate che spara C&B, un mitra proprio).
Ho trovato su un sito tutti dei video di fantasmi cinematografici. Che dite li rubo? No vabbè dai, faccio prima così
Certo ripensare a tutti gli Harry Potter in a row e poi ritrovarselo cresciuto con un'ombra di barbetta proprio come un attore qualunque, un po' male lo fa. Rifuggiamoci nel passato: 

giovedì 23 febbraio 2012

MADAM

Jack & Jill
Trama: Adam l'Eva.

In questo film c'è Al Pacino che fa questo:
[ma quando fa la mossa Christopher Walker?] Voi ve lo ricordate Al Pacino? Io me lo ricordo Al Pacino, quel cazzo di sguardo da brividi che sa fare Al Pacino:

E quindi - come se in effetti già non l'avessimo capito - oggi nasce un altro De Nigro, Mal Pancino, (o preferite Al Pachino, un pomodoro rinsecchito). 
Poi c'è anche Johnny Depp, che compare un attimo e sfoggia una maglietta di Justin Bieber. Almeno omaggia qualcuno più bravo di lui.
In questo film Adam Sandler di (tra)veste da donna, e pensi che quando [quel genio di] Ricky Gervais scherzava sulla possibilità di rifare tutto The Help ma usando solo Eddie Murphy e Adam Sandler per TUTTE le parti femminili, in realtà era una cosa non tanto lontana dal peggior incubo che si possa avere:

Ma la pochezza, lo squallore, la svogliatezza. Non ti aspetti A qualcuno piace caldo, ma un minimo, un minimo, quel minimo di impegno. Almeno il Nutty Professor l'aveva fatto Rick Baker. Peggio di questo:

e ho detto tutto. 
Vedere questo film e arrivare al finale ti fa solo venire voglia di morire. O di vedere morire chiunque ne sia stato coinvolto, ma morire male. Oppure di entrare negli studi dove lo stavano girando con un AK-47 (ripreso da dietro) e sparare a tutti e alla fine darsi una fucilata in bocca per non dare la soddisfazione a Hollywood di farti il processo. Certo poi ci farebbe subito un film "Quella volta che un cineblogger entrò in uon Studio e massacrò Adam Sandler. Regia Gus Van Sant. 11 Oscar a mani basse). Devono morire tutti. Tutti tranne Katie Home, che lei già l'ha iniziata da anni, una morte lunga e dolorosa... 
E vi dico che io Adam Sandler non lo odio per partito preso, anzi la sua recitazione "a cazzo" spesso mi ha divertito... ma una cosa è "recitare una recitazione a cazzo" una cosa è "recitare a cazzo" e basta.
L'ho visto perché qualcosa ci dovrò pure mettere nei Broccoli Awards, arrivano tra soli 10 mesi!